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(5oa) BERATO 555
Ma che? se più non sei quaggiusoin terra (3^
De^^li eroi lo spavento,
Il tuo regno nell'aere eterno dura.
Colà porti a tua voglia e pace e jjuerra;
Leghi, o sprigioni il vento,
E la tempesta in la tua man s'oscura^
Furibondo
Scuoti il mondo y
n Sole afferri ,
E lo rinserri
Sotto un monte di nubi , ove t'accampi;
Fra tuoni e lampi
Mille scrosci di pioggia esse disserrano ,
Ossian. Abbiam veduto più d'una volta in queste poesie un
torrente di luce, e T animi che passa all' altra vita in un riwo
di luce Da un rivo al mare , non v' è differenza specifica.
{b) Dopo il sentimento precedente , r autore soggiunge to-
sto: ma i tuoi passi sono su i venti ec. e seguita presentan-
doci la terribile immagine dell' ombra di Fingalche scompiglia
la natura. Il secondo ritratto sembra affatto coniradi ttorio al pri-
mo, come ben fu osservato anche dal traduttore inglese . Ma
convien riflettere che la fiacchezza e la potenza dello stesso
Fingal si riferiscono a due oggetti diversi. La fiacchezza si
riferiva alla guerra ,l' attività agli elementi ed ai corpi fisici.
L'ombra di Fingal non aveva chfl arme di nebbia , ne poterà
con esse ferir un eroe; ma essendo di natura aerea, aveva ap-
punto l'attività dell'aria, e produceva tutti i fenomeni che si
«corgono in questo elemento. Così potrebbe dirsi che il vento
non è il terror dei guerrieri, perchè di fatto non viene a bat-
taglia con essi coU'arme alla mano, benché sconvolga col suo
soffio la terra ei mari, e possa in un altro modo atterrire i piìi
coraggiosi. Contuttociò per levar ogni apparenza di contradi-
zione , il traduttore ha creduto necessario di premetiere un

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