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Z42 BERATQ (,95)
Di gioja, un rivo le nostr'alme allora
Tutte inondò; corremmo al mar , le spade
Snudammo a mezzo, impazienti, ardenti
Di bel foco guerrier, ch'allor soltanto
11 Re la prima volta a noi concesse
11 sospirato onor di pugnar soli.
Neil' oceàn scese la notte: i venti
Sen giro altrove {j) ; mostrasi la Luna
Pallida e fredda, le rossicce stelle
Van trapungendo il vaporoso velo .
Lenta la nave si niovea per l'alto
Ver la costa di Berato, rispinta
L' onda ai scogli fremea . Che voce è quella,
Disse Toscàr, che a noi ne vien , confusa
Col rimbombo del mar ? dolce , ma trista
Snona, qual d'ombre di cantori antichi .
Ossian , non veggo una donzella (z) ? è sola
Presso la rupe; la testa le pende
Sopra il braccio di neve, oscura al vento
Le svolazza la chioma : udiamne il canto,
O figlio di Fingal; somiglia al grato
Sussurro placidissimo del Lava .
Giungemmo al golfo, ed ascoltammo intenti
La notturna donzella . — E fino a quando
Dovrò sentirvi a risonarmi intorno ,
(y) Era quasi affatto bonaccia.
(;; Era questa Niiiatlioma, abbandonata da Uthal ,

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