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364 LATMO (35-5)
Il vecchio Nua la sua perduta fama,
E ad altra parte volgerla gli sguardi ,
Quando appressarsi il calpestio sentisse
Dei pie del figlio suo: vanne piuitosio,
Va', Sulmato, agli eroi: d'Ossian i passi
Di maestà son pieni: è del mio brando
Degno il suo nome, io vo' pugnar con lui.
Venne Sulmàto : io m'allegrai sentendo
Le voci sue, presi lo scudo, e Gaulo
Diemmi il brando di Morni: ambi tornammo
Al mormorante rio. Latmo discese
D' arme lucente, e lo segma dappresso
L'oste sua tenebrosa a par d' un nembo.
figlio di Fingallo, in cotal guisa
Ei cominciò, su la caduta nostra
Soi-se la tua graiidezza . Oh quanti ! oh quanti
Giaccion colà del popol mio prostesi
Per la tua man , re dei mortali! Or alza
L'acciar tuo contro Latmo, alzalo, abbatti
Anciie il figlio di Nua , fa' sì eh' ei segua
Il suo popolo estinto, o tu , tu stesso
Pensa a cader. Non si dirà giammai
Che alla presenza mia caddero inulti
1 duci miei; ch'io di mirar sottersi
1 miei duci cader, mentre la spada
caratteri d'Omero: il che però non deve imputarsi al poeta,
quale si restrinse a copiar fedelmente i costumi de' tempi in-
cui sciiveTa . 1. L

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