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(309)
Uio) LATMO 3o5
Inoperosa mi giaceva al fianco.
Volg^erebbonsi in lagrime gli azzurri
Occhi di dita (e), e per Dunlatmo errando
N' anùria romita . E neppur questo mai,
Rispos'io, si dirà, che di Fingallo
Fuggisse il figlio: ne accerchiasse i passi
Abisso di caligine, pur egli
Non fuggirla: l'alma sua propria, l'alma
Verragli incontro , e gli direbbe : o tenia
Il figlio di Fingàl , teme il nemico?
No non teme , alma mia , l'affronta , e ride,
Latmo mosse con 1' asta ; il ferreo scudo
Ad Ossian trapassò; sentìimi al fianco
Il gelo dell' acciar: trassi la spada
Di Morni, in due l'asta spezzaigli ; al suolo
Ne luccica la punta; avvampa e freme
Latmo ; lo scudo alto solleva , e sopra
Gli orli ricurvi erto volgea la rossa
Oscurità de' gonfi occhi protesi {d) .
Io gli passai lo scudo, e ad una pianta
Vicina il conficcai: stettesi quello
Su la mia lancia tremolante appeso .
Ma Latmo oltre ne vien: Gaulo previde
La caduta del Duce, e '1 proprio scudo
Frappose al brando mio, mentr'ei già dritto
(e) Moglie, o amica di Lath-mon .
(<f) Nell'originale si aggiunge: quello (lo scudo) risplen-
decfl come una porta di rame.
Ossian T. IJJ. »<

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