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f^r6) LATMO 2 37
Della prostesa oste di Latmo: allora
Gaulo parlò nel suo valor, la spada
Spesso traendo e rimettendo . Oh, disse,
Tu figlio di FingàI , che vuol dir questo ?
Perchè tremo così ? perchè sì torte
Palpita il cor di Gaulo? 1 passi miei
Sono incerti, scomposti; avvampo e sudo
In mirar la nemica oste giacente.
Treman dunque così l'alme dei forti
In vista della pugna? Oh quanto, amico,
L'alma di Morni esulterìa , se uniti
Piombassimo precipitosamente
Sopra i nemici I allor nel canto i nomi
Chiari n'andriaiio, e i nostri passi alteri
Trarriano dietro a sé l'occhio dei prodi .
FigUo di Morni, rispos'io, di pugne
Vaga è quest'alma, e di risplender solo
Amo, e di farmi dei canfor subietto a.
M^ se Latmo preval, mirerò forse
Gli occhi del Re? terribili in suo sdegno
Sono quai vampe di morte: io no, non voglio:
Nel suo furor mirarli ; Ossian di fermo
Vincer deve, o morir. Quando d' uom vinto
Sorse la fama ? ei ne va via com' ombra .
Non io cosi: le geste mie saranno
Degne della mia stirpe: all'arme, o figlio
Di Morni, andiam .Ma se tu torni, o Gaulo,
Alle di Selma maestose sale

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