Skip to main content

‹‹‹ prev (244)

(246) next ›››

(245)
(3^.) DI SELMA 241
Giunge in quel punto furibondo , e l'arco
Scocca ; fischia lo strale , e n-el tuo core,
Figlio , Arindallo, nel tuo cor s' infigge (e) .
Tu moristi infelice, e di tua morte
Ne fu cagion lo scellerato Erasto.
S'arresta a mezio il remo; ei su lo scoglio
Cade rovescio, si dibatte, e spira.
Qual fu Oaura, il tuo duol , quando mirasti
Sparso a' tuui piedi del fratello il sangue
Per la man dello sposo ? il fluito incalza ,
Spezzasi il legno ; Armiro in mar si scaglia
Ter salvar Daura, o per morir ; ma un nembo
Spicca dal monte rovinoso , e sbalza
Sul marj volvesi Armir, piomba , e non sorge .
Sola , dal mar su la percossa rupe
Senza soccorso stava Daura , ed io
Ne sentìa le querele; alte e frequenti
Eran sue strida ; V infelice patire
jXon potea darle aita . Io tutta notte
Stetti sul lido , e la scorgeva a un fioco
Raggio di Luna; tutta notte intesi
I suoi lamenti: strepitava il vento,
Cadea a scrosci la pioggia . In sul mattino
Infiochì la sua voce , e a poco a poco
(cj Convien supporre o clie Arindallo fosse poco discosto
da Erasto, e clie Armiro pieno d' agitaEÌone colpisse involon-
tariaiTiente l'uno per l'altro; o che questo accecato ùalla pas-
sione prendesse Arindallo per Erasto medesimo.
Oisian T. 111. 21

Images and transcriptions on this page, including medium image downloads, may be used under the Creative Commons Attribution 4.0 International Licence unless otherwise stated. Creative Commons Attribution 4.0 International Licence