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(,98) CARTONE 309
Son (lei nemici di Fingallo invitto,
Audaci figli del rotante mare.
O, rispose Carton, dell'arborosa
Morven cantor, che parli? a cui favelli?
Forse al debol nell'armi? è la mia farcia
Pallida per timor, figlio canuto
Del pacifico canto? e perchè dunque
Pensi il mio spirto d' atterrir, niembrarido
Le morti altrui? fé' di sé prova in guerra
Spesso il mio braccio , e la mia fama è noia.
Vanne a' fiacchi nell'armi ; ad essi impéra
Di cedere a Fingal. Non vidi io forse
L'arsa Barcluta ? e a festeggiare andrunne
Col figlio di Cornai? col mio nemico?
Misero! io non sapea fanciullo allora
Per che acerba cagion dal mesto ciglio
Delle vergini afflitte e delie-spose
Sgorgasse il pianto, e s'allegravan gli uccbi
Nel mirar le fumose atre colonne
Ch'alto s'ergean su le distrutte mura.
Spesso con gioja rivolgeami indietro,
Mentre gli amici dissipati e vinti
Lungo il colle fuggìan. Ma quando giunse
L'età di giovinezza e '1 musco io vidi
Dell'atterrate mura, i miei sospiri '
Uscìano col mattino, e con la sera
Da quest'occhi scendean lagrime amare;
Né pugnerò , meco diss' io, coi figli
Oisian T. ìli. . 1»

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