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(404)
x\\ LA MORTE (^.)
Come ecdissòdel Re la gloria. Ornai
A mille a mille nel palagio azzuri'o
Splentlon le faci che tu accendi alloi'a
Che d'Occidente dal balcon ti parti.
Perchè il momento affretterai, che muto
Ti lasceran sul padiglion dell' Alba
Solingo e tristo , come tristo e solo
Ossian gli amici al suo dolor lasciare?
Perchè su Morve ri brillerai? sul colle
Perchè i tuoi rai si spanderan : se i prodi
D' ammirarli cessaro , e più non resta
Un occhio sol che al tuo fulgor si schiuda?
Morven, de' tuoi be' dì, delle tue glorie
Come sparve la luce ! a poco a poco
Mancar la vidi ^ e dileguarsi , e mata
Perdersi , come delle querce accese,
Splendor delle tue sale, or muto è il lume.
1 tuoi palagi , i prodi tuoi , che danze
V intrecciavano e canti , al suol tra '1 musco
Dormono , e l'ombra han della morte intorno „
Già Temora cadéo , Tura non serba
Che cumoli di sassi, ed il silenzio
Erra di Selma per le vuote sale.
Dove è la gioja delle conche , e dove
De' conviti il fragor ? mute son l'arpe,
Muto il canto de' Bardi; e poche e rare
Muscosi^ pietre colle grigie teste
Gli avanzi or son delle grandezze antiche.

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