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(403)
LA MORTE
DI GAULO
ir ende la notte ; maestosa e cheta
Dispiega il manto nella valle; ingombra
La felce intorno il cacciator che dorme,
E il can la testa al suo ginocchio appoggia
In sogno ancor della montagna i figli
Persegue, e dal piacer quasi ei si desta.
Ne' tuoi sonni riposa, o giovinetto ,
Delle fatiche della caccia amante ;
Dormite o figli del travaglio : a mezzo
Del corso lor giunsero gli astri appena,-
Ed Ossian sol sulle colline è desto .
Solo godo vagar, solo ove regna
Notte e silenzio , che silenzio e notte
Ben cogli affanni del mio cor s'accorda .
Verrà il mattin ; tutti i suoi rai dal colle
Biondeggiar io vedrò; ma col mattino
Non tornerà dentro quest'alma il giorno.
Sii parco o Sol de' raggi tuoi ; di luce
Prodigo sei, come di Morven l'alto
Signor lo fu delle bell'opre: ah! temi,
Temi che un dì la luce tua s' ecclissi ,

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