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(396)
IV
sone da quei versi impareggiahiìi , sì che
sono essi divenuti^ anche per confessione
d' uno de' più, grand' Ingegni (i) itaUani
modello di poetica bellezza ed armonìa ,
T ardire , dico, di associarvi quelli di uno
oscuro e sconoscituto scrittore; dovrà sem-
brare o l'effetto della più cieca demenza,
o l'eccesso del piìi intemperante amor pro-
prio. Pure (e son questi i sentimenti del
loro autore) se si riflette che solo per dare
un'idea di queste nuove Poesie ha egli in-
trapresa questa fatica ; se si considera che
si è ristretto alla pubblicazione d'un solo di
que' poemetti, temendo d'incontrare il rim-
provero troppo giusto di arditezza , esten -
deridasi a un maggior numero ; se si osser-
va finalmente che V istesso Abate Cesasotti
fu non solo il promotore e il fautore di
questa idea , ma ebbe a dire dopo il (lau-
lo, servendosi delle proprie espressioni po-
(2) Io ho cercato d'imparare a far versi, leg-
gendo Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso, Poli-
ziano, Ossian (e questo non lo inserisco io per
adulare) e pochi altri:
Alfieri, Risposta al Cesarotti.

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