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35:ì EE'UTO (4i4)
Del gran Toscarre: ahi che Tosc^i're adesso
Per le nubi passeggia, ed io son*solo
Sulle rive del Luta^ è la mia voce
Quasi l'uhimo gemito del vento,
Quando il bosco abbandona .Ah ! solo al lungo
Ossian non rimarrà; veggo la nebbia
Che a me fatto già vuota ed azzurra ombia
Darà ricetto , quella nebbia io veggo
Che ordirà le mie vesti allor che lento
N'andrò poggiando ver l'aeiea reggia.
Mi guarderanno i tralignati figli (;),
E ammireran la maestosa forma
De' prischi eroi {v); poi rannicchiati e stretti
Dentro le grotte cercheran riparo,
Guardando paurosi ai passi miei
Che trarran dietro sé striscia di nembi.
Vieni, figlio d'Alpino, il vacillante
Vecchio sostenta, e a' suoi boschi lo guida .
I venti si sollevano, gorgoglia
L'onda del lago : un albero sul Mora ,
Di', non si curva ad un gagliardo soffio?
Pende colà da uno sfrondato ramo
L'arpa di Cona , un lamentevol suono
Esce dalle sue corde: arpa leggiadra,
Deh dimmi, è il vento che ti scote ? o un'ombra
(t) L'originale: i figli dei piccoli uomini.
(i') Dovendo questi conservare anche nelle nuvole la loio

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