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(400 BERATO 35i
Ratta allo spirto, e domandò, chi mai
Giace colà de' miei guerrieri ? un duce
Par che lo mostri il monumento: er'egli
Fra noi fiimoso, anzi che '1 folle orgoglio
D' Utalo si destasse ?. . . oimè ! che veggo ?
Ohimè ! figli di Btrato, ciascuno
Tace, ciascun si volge altrove? ahi dunque
Dunque è spento mio figlio? Utalo, ah 1' alma (s)
Mi si strugge per te! benché il tuo braccio
Stender osasti contro il padre: oh fossi
Rimasto io sempre entro la grotta, ed egli
Fosse ancora in Fintormol avrei sovente
Udito il calpestio de' piedi suoi ,
Quand'ei giva alla caccia 5 avrebbe il vento
Recato a me della sua voce il suono,
Ristoro alla mia doglia: or eh' egli è spento,
Non ho più speme né conforto in terra,
E saran sempre le mie meste sale
Di muta solitudine soggiorno.
Tai fur l'imprese mie, figlio d'Alpino,
Quando reggeva l'animoso braccio
Forza di gioventìi; tai fur l' icnprese
Del figlio di Colonco al carro nato ,
(i) Questo è lo stesso tratto di debole paternità che uscì
dalla bocca del buon DiviJde all'annunzio della morte d'As-
salonne. Contristatus itaque Rex ascendit coenaculutn por-
tae, et flevit, et sic loquebatur : Fili mi Absalon, Ahsalon
fili mi, quismihi tribuat ut ego moriar prò te, Absalon ali
mi ^ fili mi Absaloni
i

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