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3o8 LA.TMO ^457)
Vanno i lor passi, e ai passi lor la fama (A) .
Giunse nella sua nobile dolcezza
Fingallo , e s' allegrò tacitamente
Dell'imprese del figlio: al vecchio Morni
Spianò letiziala rugosa fronte ,
E gli antichi occhi suoi guardavan fioco
Per le sorgenti lagrime di gioja ..
Entrammo in Selma, e all' ospitai convito
Sedemmo: innanzi a noi venner le vaghe
Verginelle del canto , e innanzi all' altre
Evirallina dal rossor gentile.
La nera chioma sul collo di neve
Vagamente spargeasi; ella di furto
Volse ad Ossian gli sguardi, e toccò l' arpa.,.
Io benedissi quella man vezzosa .
Sorse Fingallo, e di Dunlatmo al sire
Posatamente favellò: sul fianco
Gli tremolava di Tremmòr la spada ,
Al sollevar del poderoso braccio .
Figlio di Nua , diss' egli , a che ten vieni
Nelle Morvenie terre a cercar fama ?
Non sia ni stirpe di vili, e i nostri acciari
Non sceser mai sopra gl'imbelli capi.
Dimmi , a Dunlatmo con fragor di guerra
Venni io forse giamnaai? non è Fingallo
(h) L'originale: ad essi ritornano coi passi della lor
fama .

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