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(,o,) ECUTONA 259
Pallidetta ti stai
Sulla tua rupe appo gli estinti duci.
Va la notte, e torna il giorno,
Tu d'intorno
Guardi, né v'ha chi la lor tomba inalzi.
Spaventati i'corvi striduli
Da' tuoi gemiti fuggon via (e);
Le tue lagrime, mesta vergine,
Larghe sgorgano tuttavìa:
Tu sei pallido
Viso candido.
Già SI vago j
Come nuvola
D' acqua turgida
Sopra un lago .
Vennero i figli del deserto, e morta
La ritrovaroj alzan la tomba ai duci:
Ella riposa al suo Colanto appresso.
Colanto, or va', la sospirata fama
Già ricevesti j non venirne, amico,
Ne' sogni miei; dalla mia sala lungi
Stia la tua voce, onde la notte il sonno
Scenda sulle mie ciglia. Oh potess'io
(e) Il sig. Macpherson in una sua rota mostra d' intendere
in questo luogo che Cuthona fosse occupata nello spaventare
gli uccelli, perchè non divorassero il cadavere di Conlath. Io
supposi piuttosto ch'ella spaventasse gli uccelli senza volerlo
coli' acutezza delle sue strida ; il che parmi ben più toccante.

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