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(«^) DI SELM.\ a^T-
E basso giace il lor guancial di polve.
Tu non udrai la voce sua , né questi
Risveglierassi di tua voce al suono.
E quando fia che sulla tomba splenda
Giorno che desti addormentato spirto?
Addio più forte de' mortali, addio,
Conquistator nel campo; or non più '1 campo
Ti rivedrà, né più 1' oscuro bosco
Risplenderà dal folgorante acciaro .
Prole non hai, ma fia custode il canto
Del nome tuo, l'età future udranno
Parlar di te , vivrà Moradde estinto
Nell'altrui bocche e via di figlio in figlio
Tramanderassi l'onorato nome.
Tutti gemean, ma sovra ogn' altro Armino (ty,
A cotai voci che nel corsi sveglia
La rimembranza dell'acerba morte
Dell'infelice figlio, il qual cadéo
Nei di di giovinezza. A lui dappresso
Sedea Gramor, di Gamala echeggiante
Cramoro il sire . E perchè mai , diss'egli ,
Sulle labbra d' Armin spunta il sospiro ?
Ecci cagion di lutto? amabil canto
L'anima intenerisce e riconforta;
Simile a dolce nebbia mattutina ,
(t) Questi era capo o regolo di Gorma , cioè, isola a&^
zurra-, che si crede esser una dell'Ebridi. T. I.

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