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2o^ CARTONE f,,,)
L'alma mia d'una luce arde e sfavilla,
Ch' è propria sua , né la mendica altronde :
Benché i forti sien lungi , io sto fra mille,
]Vè m'arretro al cimento . Alto favelli
Perchè solo son io; ma già l'acciaro
Mi trema al fianco, e impaziente agogna
Di scintillarmi nella man: t'accheta,
Non parlar di Cornai, figlio superbo
Del serpeggiante Cluta . A colai detti
Tutta la possa del feroce orgoglio
Sorse contro di me; pugnammo, ei cadde
Sotto il mio brando : al suo cader , le rive
Sonar del Cluta, e mille lance a un punto
Splender io vidi, e mille spade alzarsi.
Pugnai, fui vinto; io mi slanciai nell'onda,
Spiegai le vele, e in mar mi spinsi . Al lido
Venne Moina, e mi segala cogli occhi
Rossi di pianto, e verso me volava
Sparsa al vento la chioma; io ne sentìa
Le amare strida, e già più volte il legno
Di rivolger tentai; prevalse il vento:
Né più il Cluta vid'io, né il candidetto
Sen di Moina. Ella morìo, m'apparve
La bell'ombra amorosa: io la conobbi
Mentre veniane per l'oscura notte
Lungo il fremente Lora, e parea Luna
Testé rinata , che iraluce in mezzo
Di densa nebbia, allor che giù dal cielo

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