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(322) DI LORA t53
Ch'era spento il suo caro. Io ne sentii
Le amare strida, che ver noi con essa
Più e più s'accostavano , simili
Al mesto suono di querula auretta
Quando sospira su la grotta erhosa .
Venne, trovò l'Eroe. Più non s'intese
La di lei voce: gira muta il guardo ,
Pallida errando , come a' rai di Luna
Un'acquosa colonna erra sul lago.
Pochi furo i suoi dì , lagrìmosa , egra
S' abbassò nella tomba. A' suoi cantori
Fingallo impose d' inalzar il canto
Sulla morte di Lorma , e lei di Morven
Pianser le figlie in ciascun' anno un giorno (£'),.
Quando riedon d'autunno i venti oscuri.
Figlio [h] d'estrania terra , e tu soggiorni
Nel campo della fama. Or via disciogli
Tu pure il canto tuo , le lodi inalza
Degli spenti guerrieri, onde al tuo canto
Volino intorno a te l' ombre festosej
E lo spirito amabile di Lorma
Sopra un vago lunar tremulo raggio
Scenda ne' dolci tuoi cheti riposi .
ig) Exinde mos increhuit in Israel , ut post anni circu-
lum convenirent in unum filine Israel, et plangerent filiam:
Jephtae Galaaditae diebus quatuor . Giud. e. 1 1 . v. Sp.
(ft) 11 poeta si rivolge di nuoro al CulJeo ..

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