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(3,0) DI GAROSO 117
Fuiro'i <\i\ lampo dell'invitta spad;i .
O figlia (li Tosràr , bdjo s'aduna (/^)
Sull'alma mia: Crona e Grtrron svanirò:
Io pili non veg<=;o il figlio mio; ben luridi
Ne trasportaro i romorosi venti
L'amata forma , e'I cor del padre è mesto.
Ma tu, Malvina mia, guidami presjio
^1 suoiì ^ìe' bos ìli miei , presso il limbombo
De' miei torrenti; fa che s' oda in Cona
La strepitosa caccia , end' io ripensi
Agli antichi miei dì. Portami l'arpa,
Gentil donzella, ond' io la tocchi allora
Che la luce sull'anima mi sorge:
Stammi tu presso, ed i miei canti ascolta ,
E sì gli apprendi : non oscuro nome
Ossian n' andrà fra le remote etadi .
Tempo verrà, che degl' imbelli i figli (2)
La voce in Cona inalzeranno , e a queste
Rupi l'occhio volgendo, Ossian , diranno,
Qui fé' soggiorno, andran meravigliando
{b) Paragonando questo luogo coli' altro al v. 7. resta
sempre dubbioso se questa visione sia del tutto immaginaria
come nata o cessata coli' estro, o se abbia qualche specie di
realtà come prodotta dall' apparenza d' una nuvola die alla
fantasia del pii Ire rappresenta la forma di Oscar combinata
colla scena del poema che doveva essere nelle vicinanze del
Crona. Ambedue queste spiegazioni possono confermarsi e
combattersi con questo luogo medesimo. Comunque sia, noi
reggiamo in Ossian l'inspirazione dell'entusiasmo portata al
più alto segno possibile e un'esaltazione di faniasia di cui non
troviamo esempio che nei profeti.

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