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(25) DI GAROSO io5
E vede te , te forinidabil come
Ombra notturna, che i turbali flutti
Mesce, e gli sbalza alle sue navi incontro .
Primo tra' miei cantor, vattene, ei disse,
Prentii Li lancia di Firigàl, conficca
Sulla sua punta tremolante fiamma (A),
E sì la scuoti: co' tuoi canti il Duce
Sfida per me. Di'ch'ei s'avanzi, ed esca
De' flutti suoi, che impaziente agogno
Di pugnar contro lui ; che dalla caccia
Stanco è già l'arco mio: digli che il braccio
Ho giovinetto, e che son lungi i prodi (/) .
Ei n'andò col suo canto . Oscarre inal/a
La voce sua, che sino in Arven giunse
A' suoi guerrier; come fragor di speco,
Se di Togorma [k) il mar rotagli intorno^
E tra gli alberi suoi s'intralcia il vento.
Corrono quelli a ragunarsi in fretta
Appresso il figlio mio, quai dopo pioggia
Più rivi si rovesciano dal monte
Grossi orgogliosi di frementi spume .
Giunse limo a Garoso , e fisse al suolo
La fiammeggiante lancia.— O lu, che siedi
(fe) Questa particolar maniera di sfidar a battaglia è ub
punlo d' erudizione molto pregievole.
(t) Ciò è detto come per far coraggio a Caros . Traspira da
queste parole una finissima aria di superiorità. Una rotta non.
poteva umiliar 1' alterigia di Caros più d'un tale invito .
(^k) t' isola dell'onde azzurre , una dell' Ebridi.

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