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OSSERV^ZIO\I T87
manltàall'a'lulazionc", conveii;<<>iio che i diritli della
guerra non si stendono più oltre di quel che sia pre-
cisamente necessario; e che quando il nemico si ar-
rende, o non è più in caso di nuocere, un solo omi-
cidio di più è tanto condannabile come se fosse com-
messo a sangue freddo in piena pace. Ma questi sa-
cri principi furono sempre poco ascoltati, e special-
mente in secoli nei quali la fortezza del corpo, anzi
la ferocia , tenea luogo di qualunque virtù: non pur
le leggi, ma la natura tace fra l'armi. IVon è dun-
que cosa che dee sorprendere e toccare in sommo
grado, il trovar tali massime ed esempi di modera-
zione e di umanità appresso un poeta d'una nazione
pressoché selvaggia, espirante furor militare, che
non conosceva altra gloria che quella della guerra?
Veggasi ora appresso Omero il rimprovero d' Aga-
mennone a Menelao, e i suoi crudeli sentimenti nel
6. dell'Iliade, v. 55, o la dura risposta d' Achille a
Licaone nel >i. v. 99, o quell'altra atrocissima ad
Ettore nel 2''). v. 3/, 5, e poi si giudichi quale di que-
sti due poeti debba interessarci maggiormente.
(io) Benedetto piuttosto il nobile spirito di Ossian
che sa non solo esser giusto, ma discreto e indulgen-
te verso gli stessi nemici. L'Abate Batheux lodando
Omero per non aver rappresentati caratteri odiosi ,
aggiunge che l'odio era un sentimento ignoto al
core d'Omero. Questa non è gran meraviglia por uà
uomo indifferente, al quale i fatti del suo poema
non s'appartengono per nulla. Meraviglia bensì
grandissima è questa che Ossian attore, e poeta nel
tempostessojche aveva sommo interesse nelle azioni

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