Skip to main content

‹‹‹ prev (236)

(238) next ›››

(237)
(.1,5) DI SELMA fiS3
Su 1' erte cime , andrà *I mio spirto crr;ìndo
Per r amato aere, e dolorosamente
Piangerò i miei diletti: udrà dal fondo
Della capanna la lugubre voce
Il cacciator smarrito, e ad un sol tempo
E temenza e dolcezza andragli al core;
Che dolcemente la mia flebil voce
Si lagnerà sopra gli estinti amici,
Del paro entrambi a lo mio cor sì cari .
Così cantasiti, o 6glia di Tormante (p) ,
Gentil Minone dal dolce rossore.
Sparse per Colma ognun lagrime amare,
E l'anime assalì dolce tristezza.
UUin venne con l'arpa, ed a noi diede
D'Alpino il canto (p) . Era ad udir gioconda
D' Alpin la voce , e l'alma era di Rino {q)
Raggio di foco , ma da lungo tempo
Giaceano entrambi nell' angusta casa ,
Né più sonava la lor voce in Selma .
Tornava un giorno dalla caccia TJlIino
Pria che fossero spenti, ed ei gì' intese
Dalla collina. Dolce sì, ma mesto
(o) Torman , figlio Ai Cartliul signor d* I-mora, iina del-
l' isole occidentali . Egli era padre di Minona, e di Morar di
cui si parla ben testo . T. I.
(p) Cioè Ullino cantò sull'arpa una canzone da lui compo-
«ta, nella quale s'introduce Alpino, cantor già morto a far
l'elogio funebre di Morar.
(.(]) Altro bardo già morto, di cui sì patio in altri poemi.
Ossian T. 111. ao

Images and transcriptions on this page, including medium image downloads, may be used under the Creative Commons Attribution 4.0 International Licence unless otherwise stated. Creative Commons Attribution 4.0 International Licence