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(201)
e A II TOME
Otorie de'prischi tempi, e forti fatti
Il morinorìo delle tue onde, o Lora ,
Mi risveglia nell'alma ; e dolce, o Gamia (a) ,
E a quest'oreccliio de' tuoi boschi il suono.
Malvina, vedi tu quell'erta rupe
Che al cielo inalza la petrosa fronte?
Tre pini antichi cogli annosi rami
Vi pendon sopra, ed al suo pie verdeggia
Pianura angusta: ivi germoglia il tiore
Della moniagna, e va scotendo al vento
Candida chioma ; ivi soletto stassi
L'ispido cardo: due muscose pietre,
Mezzo ascoste sotterra, ai riguardiinti
Segnan quel luogo: dall'alpestre balzo
Bieco il sogguarda il cavriolo , e fugge
Tutto tremante, che nell'aereei scorge
La pallid' ombra ch'ivi a guardia siede.
Però che là nella ristretta valle
Dell' alta roccia, ineccitabil sonno
Dormon l'alme dei forti [ù): or odi, o figlia,
(a) Garmallar monte di Lora.
(^) Di Cartone e di Clessamorre.

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