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t X 214 X
Il mio Argonte pugnò : chi contro Argontc
Gioltrar potea ? ceffe V Eroe dei Lano .
Ma il cor d' atroce orgoglio, e rancor cupo
Gli fi gonfiò 5 gli s'annerò: prcfifTe
La morte de' miei figli . EiTi ilili' alte
Vette di Runa , delle brune damme
Alla caccia n'andar: volò di furto
La freccia di-Cormalo; i figli miei
Caddero efangui * Alla donzella ei corfe
Dell'amor fuo, la dalla bruna chioma
Donzella d'Iniiìona; am.bi fuggirò
Per lo deferto , orbo^ io reitai . La notte
Venne , forfè il mattin j voce d' Argonte
Non s' ode , e non di Ruro . Alfìn comparve
Runar veloce , il fido veltro : ei venne
Smaniofamente ululando y e tuttora
Ei m'accennava, e rifguardava al luogo
Ove i figli giacean : noi lo feguimmo,
Trovammo i freddi corpi , e qui fottcrra
Li collocammo a quedo fonte in riva .
Qui vien mai fempre il defolato Anniro ,
Oliando ceffa la caccia; e qui mi curvo
Sopra di lor , come fiaccata quercia,
E qui dagli occhi miei perenne rivo
D' amariffime lagrime diicende .
Ronnante, Ogarre, Ofcar gridò, chiamate
I Duci miei: che piì^i tardar? fi corra
A quelle tenebrofe acque del Lano
Della nube di morte efalatrici .
No del misfatto fuo Cormalo a lungo
No non s' allegrerà : fpeffo la morte
De' noflri brandi in fu la punta iliade .
Ratto n'andar quai tempertofe nubi
Traportate dai_ venti ; e gli orli eflremi
D' orridi lampi incoronate e tinte :
Prevede il bofco il fatai nembo, e trema.
Rintrona il corno dejla Dugna , il corno
DeU

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