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Come colonna d^ improvvifo foco
Rifchiaratrice clella notte ofcura .
O mio Conal , (guanto graditi e cari
Ci fon gli amici .' ma s' abbufa intanto
La notte: òv' è Fingala noi le fofch' ore
Stiam qui palTando , e fofjpfriam la luna ,
Già sbuffa ii vento, -dalle fefie rupi
Già sboccano i torrenti , al capo irfuto
Di Cromia intorno s' adunò la piosgia ^
E ro/Te tremolavano le fleile
Per le fpezzate nubi . Apprefìfo un rivo
Di cui la pianta al gorgoglìo rifponde^
Me/lo s' affife ii condottier d' Erina ,
Carilo il buon cantor fia vagli accanto ^
E '1 prò Conallo . Ah, fofpirando dilTe
Di Semo il figlio, ah che infelice e fiacca
E' la mia man , dacché F amico uccife .
O Ferda , o caro Ferda , io pur t' amava
Quanto me fleffo. Cucullin, deh dinne
L' interruppe Conal , come cadeo
Queir illuftre guerrier? ben mi fovvengo
Dei fi] io di Damman . Grande era e bdlo
Come r arco dtì eie! . Ferda, Signore
Di cento colli , d' Albion fen venne .
Nella fala di Muri (a) ei da' prim' anni
L' arte dei brando apprefe , e d' arniftade
Strinfefì a Cucullin : fidi alla cacci.ì
N' andammo infieme : era comune ii letto.
Era a Cairba (ò) già Signor d' Ul'ina
Deugala fpofa r avea coftei nel volto ,
La luce di beltà , ma in mezzo al core^
La maglon deiP orgoglio. Ella invashifll
I^i quel raggio folar di gioventuJe , ^
Del figlio di Dammar^• Cairba un giorno
Dif.
(«) Accademia in Ulftor, per ammacHraifi nel maneggio
àcìP irmi.
C^) Signore ìriandefe, divcffo dal Padre di Degrena,

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